LA COSA PIU’ IMPORTANTE PER CHI LAVORA NELL’AMBITO DEL MOVIMENTO? INSEGNARE A MUOVERSI BENE

So già che a molti verranno in mente delle eccezioni a questa enunciazione, “a me non serve, io aiuto solamente le persone a dimagrire”, “io mi occupo di fisioterapia, seguo i protocolli e sono a posto”, “nel bodybuilding è importante solo il “magna e spingi”!”, “chi fa corsi di gruppo non ha modo di applicare queste cose”, “io alleno maratoneti, l’importante è saper programmare”, “nel ciclismo sapersi muovere non serve a niente”, e via e via, se scrivessi tutte quelle che ho sentito in venti anni di carriera potrei andare avanti per ore!

Beh, prima di stilare una lista di lunghezza biblica vi spoiler subito il finale, tutte queste eccezioni sono assolutamente SBAGLIATE! Chi mi conosce lo sa che raramente opto per il bianco o il nero, prediligo le sfumature di grigio e il famoso “dipende”, ma in questo caso mi viene proprio naturale schierarmi da una parte ben precisa: insegnare a muoversi bene è SEMPRE alla base di QUALSIASI risultato, sopratutto se non vi accontentate di risultati effimeri e spesso pagati a prezzo elevato.

Proverò a convincervi con degli esempi, prendendo in considerazioni proprio le eccezioni che ho scritto, partiamo dalla prima: “a me non serve, io aiuto solamente le persone a dimagrire”, potrebbe effettivamente sembrare tempo perso quello impiegato per insegnare ad un ipotetico cliente come eseguire correttamente un movimento che risulta essergli particolarmente ostico ad esempio e potrebbe sembrare più efficace bypassare il problema cambiando l’esercizio “problematico”. Questo, a mio avviso, sarebbe solo un modo per perdere un’ottima occasione, esattamente, un esercizio difficile da eseguire è uno strumento del quale ci possiamo servire per capire quali sono i punti deboli nella gestione del movimento della persona che abbiamo davanti! Certo questo non vuol dire che se la Signora Pina (ebbene sì, l’ho citata, la famigerata) sembra assolutamente incapace di eseguire correttamente uno squat dobbiamo tediarla con ore di tecnica e di noiose (per lei..) spiegazioni di fisica e biomeccanica, ma utilizzando le nostre conoscenza e la nostra esperienza potremmo studiare delle regressioni e degli esercizietti correttivi ad esempio per facilitarle il compito dell’apprendimento.

So che ancora vi starete domandando: “sì, ma perché se la Sig.ra Pina vuole solo bruciare calorie io devo alambiccarmi il cervello per trovare soluzioni intelligenti per insegnarle qualcosa? Semplice, perchè se la famigerata lentamente imparerà a muoversi meglio lo farà di più! Perché inconsciamente il fatto di sentirsi più a suo agio in compiti che prima le risultavano ardui la porterà a fare più cose, a fare cose più impegnative anche nella vita di tutti i giorni, e questo porterà nel lungo termine sicuramente a dimagrire di più e ad una minore probabilità di riacquistare il peso perso! Vi pare poco?

“Io mi occupo di fisioterapia, seguo i protocolli e sono a posto”, per fortuna ormai i fisioterapisti che sono di questo avviso sono sempre meno, ma se avessi un euro per ogni cliente che è arrivato da me dopo aver fatto chessò, riabilitazione ad una spalla ed essere comunque completamente inconsapevole di poter muovere autonomamente le scapole, probabilmente sarei ricco! (ok, ok, forse ho “un po’” esagerato…). Quando si parla di dolori, infortuni etc. la qualità del movimento, la capacità di controllo, il percepire il proprio corpo la fanno ASSOLUTAMENTE da padrone, non solo nel “guarire” dal problema, ma anche e soprattutto per tenersi al riparo da eventuali recidive! Immaginatevi il signor Mario Rossi che dopo un infortunio alla spalla, il braccio al collo per venti giorni, la periartrite, le terapie strumentali, i massaggi e settantamila serie di extrarotazioni viene dichiarato guarito, ma lui poveraccio continua ad avere dolore quando fa retromarcia e mette la mano dietro al sedile, ad avere fastidi cervicali che prima non aveva mai avuto, arriva da voi e già col primo test vedete che il ritmo scapolo/omerale è andato a farsi un giro ad Honolulu insieme a Mago Merlino (citazione aulica). Lì diventa fondamentale avere strumenti (cioè capacità) a disposizione per agire efficacemente sulla propriocezione, sul controllo e sulla qualità del movimento. prima ancora di sapere a menadito origine, inserzione, azione e innervazione di ogni singolo muscolo della spalla! Solo agendo su quelle cose e rendendo autonomo Mario nel “funzionare bene” gli regalerete una spalla sana a lungo!

Ritmo scapolo omerale del signor Rossi

E questa: “nel bodybuilding è importante solo il “magna e spingi”!”, mai sentita? Io molte volte, troppe! Per un certo tipo di palestromani sembra che smuovere pesi grugnendo fino a vomitare e poi ingozzarsi di riso pollo e per i più illuminati pure broccoli, sia sufficiente per diventare grossi e tirati. E invece no cari i miei “sdighede sdaghede” pure se vi allenate con l’unico scopo di assomigliare all Ercole di Piazza della Signoria a Firenze, imparare a muovervi meglio vi porterà verso maggiori risultati e di conseguenza se siete invece allenatori di questa disciplina, saper portare i vostri allievi in questa direzione sarà sicuramente una potentissima freccia al vostro arco!

Ercole, Piazza Della Signoria, Firenze

E no, non sono un topo da biblioteca maniaco della tecnica (lo so che tu con la canottiera smanicata e i pantaloni a righe larghi anni 80 lo stavi pensando!), sono fermamente convinto che la tecnica debba essere solo uno strumento per raggiungere dei risultati e non il fine al quale tendere e che, sopratutto, la tecnica “da manuale” sia certamente un linea guida importante ma che sia molto più importante apprendere i concetti sui quali essa è basata per poi applicarli alla forma più adatta ad ogni soggetto.

Essere capaci di muoversi bene, anche sotto stress, vi porterà a spostare carichi più elevati, a fare più ripetizioni, e di conseguenza ad avere più risultati! Non basta, saper gestire la tecnica vi porterà anche a subire meno stress articolare, ad avere meno infortuni e di conseguenza a potervi allenare meglio e per più tempo, di nuovo, mi pare un ottimo investimento no?

Quante volte all’inizio dei miei corsi ho sentito dire “chi fa corsi di gruppo non ha modo di applicare queste cose”, per fortuna alla fine non erano dello stesso avviso, perchè cerco di insegnare strategie che rendano il più efficiente possibile l’insegnamento, progressioni e regressioni, coaching cues (in inglese è più figo)e consigli che rendano sempre più facile far diventare ottimi conoscitori del proprio corpo anche i propri allievi dei corsi di gruppo. Vi assicuro che di strategie da applicare ce ne sono davvero tante che si possono fondere con tantissimi tipi di allenamento senza togliere nulla al fine specifico della lezione, anzi! In cambio avrete tutti i benefici appena descritti, dovrete solo applicarvi un po’…

Le ultime due ve le metto insieme perché vogliono solo essere l’emblema di quello che alcuni (qualche anno fa avrei scritto “tanti”) allenatori di discipline di resistenza pensano quando si parla di certi argomenti. Davvero ancora c’è chi crede che il tempo speso ad imparare ad esempio ad imparare a fare uno squat decente non ripaghi? Ovviamente torniamo ai punti già esposti, decente non significa da foto sul libro, ma significa che il soggetto diventa capace di valutare quando si allontana dallo standard adatto a lui ed è capace anche di auto correggersi. Questo nel caso specifico potrebbe voler dire, avere coscienza della propria schiena, come fare per renderla stabile in una determinata posizione, conoscere il ritmo articolare ginocchio/anca e saperlo gestire e percepire e correggere l’appoggio del piede. Sicuramente un coach capace di trasmettere VELOCEMENTE e bene tutte queste cose avrà un’arma in più per costruire un Atleta prestante e longevo, anche perché l’acquisire tutte queste competenze rende poi molto più semplice imparare a padroneggiare le tecniche specifiche di ogni sport.

Insomma. qualsiasi sia l’ambito del movimento nel quale lavoriate, sicuramente essere bravi ad insegnare come muoversi sarà sicuramente un grandissimo valore aggiunto alla vostra professionalità, anzi per quanto mi riguarda ritengo proprio debba essere l’ABC per ogni allenatore/coach/personal trainer.

Migliorare la qualità dei movimenti passa necessariamente attraverso all’avere una migliore conoscenza di se stessi e questo è un patrimonio di grande valore, che continuerà a dare frutti costantemente, come poche altre abilità acquisite.

Ovviamente come per tutte le richieste esplicite e implicite che ci vengono rivolte, oltre all’efficacia, è di fondamentale importanza l’efficienza, cioè quanto tempo ed energie faccio impiegare per raggiungere il risultato. Per fare questo dobbiamo conoscere ed ottimizzare tutti i gli strumenti a nostra disposizione per raggiungere lo scopo, vediamoli brevemente schematizzando al massimo:

  • Tecnica
  • Coaching cues
  • Progressioni e regressioni
  • Psicologia

Ovviamente questi quattro campi si compenetrano e si mescolano, ma proviamo a fare chiarezza.

Tecnica: come si dovrebbe eseguire un esercizio… Semplice no? E invece no! perchè se applicassimo sempre pedissequamente questo concetto tenderemmo a far eseguire a tutti lo stesso esercizio esattamente nello stesso modo, niente di più sbagliato! La tecnica a mio avviso andrebbe valutata un po’ più “da lontano” cioè con una visione più generale e rispondendo sempre alla domanda: “perché sto facendo eseguire questo esercizio?” In base alla risposta scegliere come eseguirlo, quali saranno i punti fondamentali e di conseguenza la priorità nell’applicare le correzioni e le ottimizzazioni, ma COME si applicano tali correzioni ed ottimizzazioni?

Attraverso le coaching Cues: Uso l’inglese solo perché secondo me in questo caso (e non solo) riesce a riassumere un concetto relativamente complesso in due parole che in italiano non trova corrispondenti (almeno a me non sono mai venuti in mente, ma sono aperto a suggerimenti), cioè i suggerimenti e le indicazioni che diamo prima durante e dopo l’esecuzione dell’esercizio. In genere vengono divise in due grandi famiglie, le “internal cues”, cioè quando suggeriamo di fare qualcosa in relazione a movimenti del corpo, ad esempio “estendi ginocchia ed anche contemporaneamente”, e le “external cues” cioè quando spostiamo l’attenzione all’esterno, ad esempio “spingi via il terreno con i piedi”. Non esiste una via migliore, anzi, conoscere e capirle entrambe è estremamente utile. Brevemente, quelle interne possono risolvere velocemente problemi che derivano da una scarsa propriocezione, richiamando l’attenzione della persona che deve eseguire l’esercizio su se stessa, sull’interno, costringendola a reperire informazioni sul proprio corpo durante l’esercizio. Non sempre però funziona, allora dare delle indicazioni su una determinata e specifica azione da compiere può essere una buona idea e lasciare che il corpo trovi la sua soluzione, il consiglio che vi do è che, se scegliete questa via non perdete l’occasione per poi far registrare le sensazioni interne al vostro cliente/atleta in modo che le possa interiorizzare e poi riutilizzare con più facilità in futuro.

A volte comunque tutto questo non basta e dunque risulta inutile insistere con correzioni, trucchi et similia, probabilmente perché mancano dei “pezzi” e allora meglio aver a disposizione nella nostra “scatola degli attrezzi” delle regressioni, ossia delle semplificazioni dell’esercizio scelto che mantengano gli stessi principi, la stessa finalità e che siano propedeutiche all’esercizio stesso, magari lavorando con più facilità proprio sul punto debole della persona che si sta muovendo. Sono spesso delle armi molto potenti perché a volte in poche ripetizioni riescono a “sbloccare” una consapevolezza di se stessi che poi può essere subito riutilizzata nell’esercizio elettivo, anche se il miglioramento non fosse così veloce comunque se la scelta della regressione è stata fatta consapevolmente comunque staremo andando nella direzione giusta, sia a livello motorio, sia a livello condizionale. Mi piacerebbe inserire in questo campo un altro strumento favoloso che ho iniziato ad utilizzare grazie ai nostri collaboratori di HMO, cioè le facilitazioni, cosa sono? Sono dei drill, “esercizietti” spesso incredibilmente semplici, scelti secondo le logiche della neurologia funzionale che hanno appunto l’obbiettivo di rendere più semplice un movimento, il raggiungimento di un determinato ROM o la diminuizione del dolore, a volte i risultati sono davvero sorprendenti!

Psicologia, senza voler diventare personal coach, psicologi e simili, è facile intuire quanto tutto quanto appena esposto possa variare molto da persona a persona e quanto avere un minimo di formazione in questo campo possa fare la differenza nel nostro campo. Vi faccio due semplicissimi esempi di errori che io facevo molto spesso in passato che nel tempo ho imparato a correggere: divertimento e soddisfazione, in passato ero un talebano della programmazione, gli esercizi erano scelti solo e solamente in base all’efficienza nel raggiungimento del risultato, nessuno spazio per divertimento, la noia non era presa in considerazione… Questo può funzionare se si ha a che fare con atleti (ma nemmeno sempre)ma se abbiamo a che fare con persone “normali” spesso lasciare spazio per l’esercizio che piace di più, quello che riesce meglio può essere una scelta vincente, anche se nel breve termine ci potrebbe allontanare dal risultato, sicuramente ci aiuterà a creare costanza e aderenza al programma, aspetti assolutamente imprescindibili se vogliamo risultati consistenti e duraturi! Un altro errore che può sembrare piccolo, ma che con alcune persone può fare la differenza è quello di evitare di cominciare una correzione con una negazione tipo “No! Non fare lo squat così, piega di più le ginocchia”, in tanti registreranno solo la prima parte della correzione con conseguenze sicuramente peggiori che se avessimo detto loro “Cerca di eseguire questo movimento piegando maggiormente le ginocchia”, lo so che vi sembra una piccola cosa, ma provate ad applicarla con costanza e vi assicuro che percepirete la differenza.

Un giovane Di Maio all’opera

In definitiva, la conclusione credo che ormai sia ovvia, cioè, noi professionisti del movimento abbiamo un grande potere sulla vita delle persone, ossia insegnare loro come usare meglio quello che sarà PER SEMPRE il loro “involucro”, ogni piccolo suggerimento, ogni traguardo che faremo loro raggiungere in questa direzione potrà essere davvero molto prezioso e potenzialmente cambiare la loro vita! Ma come diceva lo zio di un mio amico: “da un grande potere derivano grandi responsabilità” (ahahah), cioè io credo che ogni specialista del movimento debba cercare di migliorare costantemente in questo campo, continuando a sperimentare e a studiare in questa direzione!

Se avete domande potete contattarmi sul mio profilo Instagram @dmax23

Lorenzo Di Maio

Atleta e preparatore powerlifting

Esperto di allenamento funzionale

Docente 4MOVE Academy

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *